Budini Rossi e Madri Azzurre Opere in olio e tecniche miste su tela, carta o legno (1994)
Budini Rossi e Madri Azzurre è la mia prima serie di opere con un tema coerente: uscire dall’inquadratura.
L’allegoria si sviluppa sulla semantica di due tipi di inquadratura:
- l’inquadratura sociale, alla quale veniamo tutti indirizzati nel periodo formativo
- l’inquadratura dell’immagine artistica, ovvero la composizione visiva all’interno del quadro.
Per dirla in maniera più poetica, i Budini Rossi emergono giovani e scatenati dalle loro Madri Azzurre in un parto dinamico: i giovani ingenui cercano di sfruttare la spinta per lanciarsi in ogni direzione ed esplorare il mondo. Purtroppo le Madri hanno scelto di vivere in uno spazio ristretto: il quadro. Questo limita la loro libertà, e costringono la loro prole alla medesima prigionia.
Ampiamente ispirate dai Maestri Surrealisti sia nella forma (biomorfismo, dinamismo) che nel concetto (metafisica, astrazione, psicologia freudiana), queste opere rappresentano il mio ingresso ufficiale nell’avventura Artistica.
L’influenza di Salvador Dalì, Max Ernst, De Chirico e Yves Tanguy, solo per citarne alcuni, resterà sempre nel mio immaginifico, evolvendosi in altre ricerche figurative e concettuali.
Leggi la presentazione originale (1994)
Forme morbide che si insinuano le une nelle altre, che giocano in uno spazio spesso indefinito, che lottano tra di loro, che lottano con lo spazio irreale figurato e con quello materiale del supporto pittorico.
I miei Budini sono la manifestazione figurata di una sensazione di morbidezza che non è mai abbastanza, di un flusso continuo che sento dentro e fuori di me, se questa distinzione è possibile, di onde che non vogliono fermarsi ma che spesso cedono alle leggi della realtà; di una realtà che sovente cede alle regole della follia, in cui i protagonisti combattono una battaglia senza fine solo per il gusto di contrastarsi. O forse per il semplice gusto di continuare a giocare.
Due parole che hanno fondamentale importanza: gusto e giocare; due concetti che hanno perso il loro significato catartico, oppure sono stati dimenticati; oppure sono solo due parole che mi significano qualcosa di particolare, due stupidi insiemi di vocali e consonanti in cui io vedo la Vita, quella con la V maiuscola, ed in cui focalizzo quell’energia che si espande e si rifonde in ogni essere degno di questo epiteto.
E giusto “esseri” si possono definire i miei budini, sia figurativi che astratti, sia solidi che liquidi, sia animali, che vegetali, che minerali. Sia giovani che vecchi, sia maschi che femmine (anche se talvolta assumono un’apparenza sessuata), l’unica sicurezza che danno riguardo ai dualismi più comuni è che sono vivi e non morti.
Altra distinzione che spesso salta all’occhio riguarda le differenti razze, che principalmente sono quella rossa e quella azzurra: nelle loro prime manifestazioni questa diversità era piuttosto netta: i Budini Rossi, dalla natura ribelle e dal forte temperamento venivano partoriti dalle Madri Azzurre, molto più pacate ed inserite nel contesto dell’opera, per lanciarsi nel disperato tentativo di superare le simboliche barriere del quadro, sia rappresentative che materiali.
Il concetto di inquadratura era alla base di questo mondo allegorico: figurativamente la rappresentazione di un paesaggio estraniante ed ostile nel contempo, popolato di strane entità che forzavano i Budini Rossi a repentini cambi di flusso e che dava stabilità alle Madri Azzurre, era una metafora immaginifica della società, mentre il limite dato dalle dimensioni materiali del quadro, da cui i rossi cercavano comunque di uscire, creava un tramite tra la loro dimensione e la nostra. L’inquadratura assume così contemporaneamente il ruolo di specchio distorto, di portale e di strozzatura tra il reale ed l’ideale.
Con il tempo un’evoluzione molto particolare ha colpito le due razze: hanno infatti cominciato a manifestarsi nei vari stadi della loro esistenza, cominciando a mostrarsi più intimamente in sinergia e diventando spesso complici quanto indipendenti l’una dall’altra; talvolta trascendono le rispettive identità, altre vivono momenti di introspezione confuse da un’atmosfera in cui aleggia lo spirito dell’antagonista come simboli di un ideale unico e inqualificabile; talvolta sono mostri tentacolari che si contendono lo spazio esistenziale, altre sono rarefatte correnti che esprimono i propri sentimenti per osmosi; talvolta sono così complesse da risultare confuse, altre stupiscono per il forte impatto dato dalla loro sintetica semplicità.
I miei Budini riescono a manifestarsi attraverso l’automatismo e la gestualità. La ricerca tecnico-materica di rappresentazione è (e continuerà ad essere) fondamentale per lasciare fluire queste onde di energia nella maniera più spontanea possibile: olio, smalto, infinite miscele polimateriche autoprodotte, pennellate e impiastrate, i pannelli rigidi, le tele e le carte più disparate, ogni più piccolo fattore ha sempre rivelato nuove sfaccettature di questa realtà alternativa.
Alcune più significative, altre più ermetiche, queste rappresentazioni dell’universo dei budini non pretendono di essere comprese nelle loro individualità, cosi come ogni singolo evento della nostra vita non avrebbe senso al di fuori della nostra totalità. Cosi come è impossibile conoscere veramente una persona, solo con una visione universale data da un sesto senso, da una percezione inconscia si può giungere in questa realtà in cui ogni essere vivente è un tangibile flusso di energia.
mai visto prima una serie di dipinti cosi’ pregnanti di significato.
Grazie, è un bellissimo complimento!