Decorare artisticamente una parete è un po’ più complicato di quanto sembri. Non tanto per il reperimento del materiale o per la sua installazione, quanto per il valore veramente artistico di quanto andremo a realizzare.

L’epifania che mi ha portato alla realizzazione di questi prodotti è, come qualcuno avrà già intuito, l’adozione della stampa digitale, strumento poliedrico in grado di rendere immagini qualitativamente impeccabilima, soprattutto, di garantire un elevatissimo livello di personalizzazione.

Ma prima di arrivare a questo, facciamo un breve riepilogo su cosa è la carta da parati e come influenza la nostra percezione dello spazio.

Alle sue origini, la carta da parati veniva fatta a mano: si usava dipingere grandi fogli di carta e applicarli alle pareti, rivestendole completamente. L’atto pittorico usciva dal contesto di “quadro” per fondersi completamente nello spazio abitativo, mantenendo la sua natura artistica, artigianale e pregna di pathos.

Poi fu inventata la stampa, e la carta da parati divenne un metodo economico per decorare gli spazi, diffondendosi grazie a una grande caduta di stile: il pattern.

Per creare un prodotto adattabile a qualunque spazio, le grafiche riprodotte sui rotoli di carta vengono limitate a un unico soggetto ripetuto, facilmente accoppiabile in altezza e in larghezza.
Il risultato, come si può ben immaginare, non è altro che una griglia ripetitiva e monotona che aumenta la struttura avvolgente della stanza invece di aprirne i confini.

Quando mi furono sottoposti i primi esemplari di carta da parati stampabili in digitale, inorridii per la tristezza della campionatura. Nonostante l’estrema libertà concessa da questa tecnologia, i rivenditori insistevano sull’idea del pattern, sproloquiando sulla libertà creativa data dalle possibili variazioni cromatiche e dall’opportunità di creare nuovi schemi grafici ripetitivi grazie a semplici (e distruttivi) software di impaginazione.

Questi software possiedono in effetti due funzioni primarie per riempire un grosso spazio con un’unica immagine: la ripetizione e la pannellatura.

Come prevedibile, la mia immaginazione mi portò invece a considerare l’opportunità di realizzare opere di grandissime dimensioni, altamente personalizzabili e perfettamente integrabili nell’ambiente.

Ogni immagine, purché alla giusta risoluzione, poteva diventare un nuovo modo di vivere la parete: non solo scenografie da punto vendita, ma realizzazioni artistiche apprezzabili per la loro efficacia e gusto, capaci di ridimensionare gli spazi di un’abitazione o di un luogo di lavoro.

Non potei far altro che dichiarare che il pattern era ormai morto e sepolto.

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