“Ho preso il colore nella sua forma più rigida e obiettiva e ho fatto in modo che il computer gli desse vita, forma e movimento. Ho dato ai colori la libertà di esprimersi indipendentemente, come singole tinte e come grandi comunità collaborative”

Ch’Art Design è un progetto di Arte Digitale Applicata così versatile da permettere la libera personalizzazione di ogni tipo di oggetto e di ambiente mantenendo originalità, riconoscibilità, apprezzabilità estetica e coinvolgimento emotivo.

Alla base di tutto c’è questo stile “a mosaico ondeggiante” interamente digitale, così astratto da suscitare pareidolia, ovvero la percezione di forme consuete là dove non esistono. Un po’ come quando una nuvola ci sembra un drago, un elefante o un volto umano.

Un esempio facile di pareidolia, un mammut dalla grande proboscide.
L’opera è stata pubblicata sul primo numero di MAKE8ELIEVE insieme ad altri dinosauri illusori (pagg 104-109)

L’effetto figurativo non è sempre così evidente, e la sua percezione è altamente soggettiva. Per questo motivo ogni Ch’Art crea un rapporto assolutamente personale con chi lo guarda, più o meno intenso a seconda del momento e dello stato d’animo.

Ma aldilà di questa possibilità di interpretazione, la forza dei Ch’Art consiste nell’influenza emozionale data dai colori, dalla dimensione dei tasselli, dalla loro vicinanza e dal movimento che tutto ciò suggerisce.

I tasselli sono puri, senza sfumature, perché la sfumatura è data dalla visione d’insieme. A notificarlo sono quei numerini che spuntano timidamente sotto a ogni tassello, e che descrivono la sua componente di quadricromia come una sorta di carta d’identità.

Le origini di Ch’Art Design

Ch’Art nacque come sperimentazione artistica intorno all’anno 2008.
Dopo anni di ricerca nel campo della pittura digitale, in cui i colori si fondono e si sovrappongono, intrapresi un nuovo percorso utilizzando piccoli elementi dai colori puri. Iniziai ad affiancarli e a movimentarli seguendo una ricetta di intuito e gestalt, fino a raggiungere la dinamica biomorfica che inseguo da sempre.

Dunque Ch’Art ebbe origine nel paese delle Arti Grafiche, un modo inusuale e movimentato di effettuare test di stampa colorimetrici e percettivi. In quel contesto iniziale era fondamentale sapere quali colori venissero stampati bene e quali no, e i codici vennero lasciati al loro posto per la verifica. Mi piaceva inoltre l’abbinamento tra colore puro e testo alfanumerico, due estremi espressivi che nell’insieme potevano dare un’informazione più profonda.

Un noioso target di calibrazione per stampanti a confronto con il più sbarazzino stile Ch’Art.

Ovviamente le etichette CMYK funzionano scientificamente solo quando si stampa in quadricromia, come con la maggior parte delle stampanti laser: in tanti altri casi dove si usano più di quattro colori la loro funzione è solamente indicativa, o meglio, percettiva. E, come sostengo sempre, la percezione di chi guarda è tutto, mentre la colorimetria pura serve “solo” a regolare le macchine da stampa.

Lo scopo dei Ch’Art come test di stampa va oltre la semplice gestione matematica dei colori. Riporta i professionisti delle Arti Grafiche a un approccio più umano, a una maggiore conoscenza dell’immagine per giungere al vero messaggio visivo.

I Ch’Art vennero utilizzati per ogni tipo di stampa e su ogni tipo di materiale. Dai risultati potevamo identificare cosa funzionava meglio, e quando trovavamo difetti o effetti sgradevoli potevamo apportare le dovute correzioni giocando tra tecnologia (colorimetria) ed esperienza (percezione).

Il primo Material Totem, un campionario simpatico e d’arredo che mostra la qualità e l’impatto visivo di quindici diverse lavorazioni complesse.

Dai test al Museo

Durante questa ricerca, un’azienda di stampa digitale mi commissionò l’ideazione di un campionario “diverso dal solito”: qualcosa che colpisse il cliente e gli facesse capire la differenza tra i numerosissimi materiali, le varie soluzioni di stampa, gli effetti visivi (e talvolta tattili) che si possono ottenere in digitale.
Sbocciò così l’idea di riallestire l’azienda con decine di immagini Ch’Art, ognuna realizzata con una particolare tecnica, creando un percorso immersivo ed esperienziale.
Il progetto, benché pronto per la fase esecutiva con oltre 70 “campioni” differenti su oltre 500 metri quadri di edificio, non fu poi realizzato dall’azienda per mancanza di fondi. Ma per me il progetto era già a uno sviluppo superiore: la creazione di un museo sulla stampa digitale chiamato Ch’Art Museum. Iniziai così una nuova missione per dare vita a questa iniziativa culturale, prevedendo spazi e allestimenti, servizi didattici e di formazione, partner mediatici ma anche arredamento in stile e oggetti di merchandise.

Alcune slide di presentazione del progetto per il Ch’Art Museum,
il museo della stampa digitale.

Proprio realizzando gli studi e i prototipi di questi oggetti di arredo, Ch’Art iniziò a riscuotere un forte successo di pubblico, sia tra gli esperti del settore che tra la gente comune.
Vennero richiesti foulard, pannelli decorativi, stampe artistiche e rivestimenti per mobili. Nell’attesa di trovare una sede e i fondi necessari per il museo, cominciai a produrre il suo contenuto nelle formule più svariate con l’intenzione di appassionare un pubblico sempre più vasto.

Forse il Museo dovrà aspettare ancora un po’, ma la ricerca è più viva che mai.

Cosa significa Ch’Art?

Le immagini policrome di Ch’Art rappresentano la manipolazione dinamica delle tavolozze colore.
Il nome deriva dalla contrazione tra le parole Chart (tabella grafica, ma anche schema di colori) e Arte (per i richiami estetici e concettuali che simboleggia).

Come nasce un Ch’Art

Ch’Art è il trait d’union fra l’Arte pura, l’Arte digitale e le Arti grafiche, un ibrido che richiama in sé gli strumenti creativi, le tecniche produttive e le teorie percettive delle tre discipline.
Per capire meglio come questi mondi si fondano, mostrerò qui di seguito una sintesi del processo creativo.

All’inizio abbiamo i campioni di colore, tasselli colorati utilizzati come riferimento da artisti, grafici e creativi da diverse generazioni. I gruppi di tasselli formano delle tavolozze con diverse gradazioni e tonalità, affiancate per affinità o per contrasto.

Nell’esempio qui sopra vediamo una tavolozza di base, che ho creato appositamente con tinte tra rosso e arancione per abbinarla all’ambiente in  cui verrà collocata l’opera.
La forma e il numero di colori influenzeranno il disegno finale.

Una volta definita, la tavolozza viene presa e movimentata in forme morbide e dinamiche.
Dalla stessa tavolozza possono essere realizzati diversi Ch’Art, così da avere un’ulteriore possibilità di selezione.

Per la valutazione viene realizzato un rendering nell’ambiente di destinazione con i Ch’Art selezionati, talvolta apportando leggere modifiche.
Una volta scelto il soggetto si passa al progetto esecutivo, definendo nel dettaglio le misure, il materiale, la tecnica di stampa (tipo di stampante, di inchiostri ed eventuali impostazioni aggiuntive) e alcune note per l’allestimento.

Colori, dimensioni e dinamica delle opere vengono impostati a seconda della destinazione finale, dai diversi metri di una parete ai pochi centimetri di una cover per cellulari. Questi fattori vengono confrontati anche con il materiale su cui l’immagine verrà stampata, tenendo conto quindi di un’eventuale dominanza cromatica o di una trasparenza anche parziale, di una texture materica e della riflettività.

Una volta definito tutto questo scelgo la tecnologia di stampa digitale più adatta per compatibilità coi materiali, qualità della resa visiva, resistenza all’uso eccetera. (Se pensi che la cosa sia semplice forse dovresti leggere il mio libro!)

Questo è il percorso che seguo per ogni opera.
Ricordo ancora che per ogni progetto vengono studiati accuratamente:

  • I colori che preferisci, in linea con l’ambiente di destinazione
  • La dinamica che ti stimola, morbida o aggressiva
  • I materiali di stampa più idonei e resistenti
  • La dimensione adatta al tuo spazio

Vuoi sapere di più sui Ch’Art?

Wallpaper in stampa latex anallergica con effetto spatolato.
Collezione privata

Pannelli artistici per atrio e ingresso dell’Università dell’Insubria (Como)

Maglia fronte-retro in cotone e poliestere, stampa sublimatica.

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